Amore e fedeltà.

In occasione della beatificazione a Orano, l’8 dicembre 2018, dei 19 religiosi e religiose uccisi durante gli anni bui in Algeria, Armand, che ha vissuto là tutta la sua vita di piccolo fratello, rievoca per noi quegli anni di tensione e di sofferenza per tutto il popolo algerino, ma anche la gioia della fedeltà di coloro che hanno fatto la scelta di rimanere e di continuare a vivere là la loro vita di consacrati a Dio per quel popolo. Armand vive ad Annaba ormai da tanti anni; a causa dell’età e d’accordo con i fratelli, ha però lasciato il suo quartiere per stabilirsi in una casa di riposo per anziani, gestita dalle Piccole Sorelle dei Poveri, nelle vicinanze della città; ciò gli permette di mantenere i suoi legami con i vicini e amici che ha in città.

È da tanto tempo che non ho più scritto un diario. I recenti avvenimenti mi spingono a farmi vivo presso ciascuno di voi, fratelli sparsi nel mondo. Certamente avete saputo che i 19 martiri degli anni bui dell’Algeria, saranno presto beatificati, e la celebrazione avrà luogo proprio in Algeria. Siamo parecchi fratelli ad essere stati presenti in questo paese durante quegli anni, e il Signore, allora, aveva permesso che la vita dei nostri due fratelli di Bissa fosse risparmiata.
Questa notizia fa riaffiorare molti ricordi. Anni vissuti in una certa inquietudine, a volte nella paura, ma anche nella pace, nella fiducia e nella fedeltà al Signore. Eroi non di più dei nostri amici e vicini algerini e algerine. Ci sembrava normale infatti di continuare a vivere qui senza pensare di partire, nella fedeltà ad un popolo che ci aveva accolto da ormai tanti anni. L’Islam era come un involucro, un legame che ci stimolava a non “tirarci indietro”, per amore della verità con noi stessi e con il dono della nostra vita che avevamo fatto impegnandoci nella vita religiosa al seguito di Gesù.
In questi giorni sono spesso sollecitato, indirettamente, per quanto riguarda parecchi di coloro che furono allora vittime della violenza e che oggi sono sul punto di essere beatificati. Durante molti anni infatti, a partire dal 1996, sono stato responsabile del gruppo “Ribat es salam”, quel gruppo di dialogo nato a Tibhirine attorno a Christian de Chergé monaco e di Claude Rault dei Padri Bianchi.

I monaci di Tibhirine

Dopo il sequestro dei monaci e l’assassinio del vescovo Pierre Claverie, quel gruppo ha continuato a riunirsi regolarmente, cristiani e musulmani, due volte l’anno. In modo assiduo infatti abbiamo voluto continuare quello che si viveva attorno a Tibhirine, e condividerlo con degli scambi fraterni e regolari. Personalmente sono stato incaricato di mettere per iscritto in un bollettino periodico il contenuto di questi scambi. Un piccolo legame fraterno tra di noi, ma che è stato contagioso poiché qua e là sono nati altri gruppi con lo stesso spirito e con il desiderio di dialogo, di condivisione, specialmente con uomini e donne dell’Islam.
Che dire di più, oggi, che il paese si è ben rimesso economicamente ed è cambiato in meglio anche esteriormente, con quartieri nuovi e persino con nuove città, con la metropolitana di Algeri o le linee tranviarie di Algeri, Orano, Costantina, Sétif, Sidi bel Abbès o anche Ouargla. Annaba resta in coda. Il paese comunque non riesce a prendere una giusta velocità di crociera nella pace. Ci sono difficoltà economiche, malumore sociale, crisi culturale, islamismo rampante, assopimento politico. Il paese soffre per la mancanza di dirigenti giovani e dinamici…e per di più, alcuni sono pronti a sostenere un quinto mandato per un presidente che ormai è handicappato!

La metropolitana di Algeri.

L’Algeria aspira a qualcosa di meglio! Ci sono tanti talenti che si lasciano assopiti invece di stimolarli e tante iniziative che non vengono incoraggiate. La sicurezza ormai è garantita, il paese è calmo (malgrado ci siano frequenti arresti di terroristi o…di altri trafficanti!). L’opposizione democratica sembra disorientata e fa fatica ad unificarsi… Tuttavia, non posso negare la mia gioia per essere rimasto qua e continuare a condividere una vita quotidiana spesso monotona a causa dell’età che limita le mie attività. Quando vado in Francia, dopo quindici giorni, ho la sensazione che mi manchi qualche cosa….
Che fare allora, continuare a vivere da solo con la vicinanza di amici? No. È stato deciso, insieme ai miei fratelli, che io vada a vivere nella casa di riposo per anziani tenuta dalle Piccole sorelle dei Poveri ad Annaba, sulla collina di Ippona, di fianco alla basilica di Sant’Agostino. Vi andrò tra qualche giorno, ma siamo intesi che io manterrò le mie relazioni e le mie attività con gli amici di Annaba. In realtà è ben poca cosa… Nella nuova sede raggiungerò un prete di Pontigny che ha 96 anni! Dovrò assicurare la celebrazione eucaristica quotidiana. Tra i pensionati, ritroverò anche un uomo di Beni Abbès che per parecchi anni è stato di servizio nella casa diocesana di Algeri nello stesso periodo in cui vi era nostro fratello Yahia. Manterrò dei legami non solo con gli amici ma anche con dei “catecumeni” che accompagno da qualche tempo, su richiesta dei responsabili diocesani. Non è sempre facile… ma il loro impegno ed il loro entusiasmo per aver incontrato Gesù aiutano a mantenere la speranza ed il cuore giovane. Ed ecco che mentre sto terminando questo diario mi arriva un messaggio di André dal Giappone, pieno di gioia.

André

Abbiamo vissuto insieme ad El Abiodh tanto tempo fa ed abbiamo fatto la prima khaloua (marcia nel deserto) verso Beni Abbès, quando avevo 20 anni! Chiaramente André conserva la giovinezza del cuore. Il suo messaggio è stato per me un sorriso di incoraggiamento. Sì, continuare così, in semplicità, attendendo il giorno in cui bisognerà lasciarsi mettere la cintura ai fianchi e sperare di essere trovati fedeli. Che ciò avvenga sempre nella gioia al seguito di Gesù. Che io possa dire come Paolo: “…ho conservato la fede!”, l’amore a la gioia.
Armand

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