Il banchetto ai poveri

Charles de Foucauld

Dalle lettere e meditazioni

[Si consiglia di vedere prima le “Generalità” di questa sezione]

6. Il banchetto ai poveri – A Beni-Abbès

Partito da Algeri il 15 ottobre, raggiunge Beni-Abbès il 28 ottobre, solo prete in un raggio di 400 chilometri di deserto. Beni-Abbès erano stati occupati dall’esercito solo otto mesi prima dell’arrivo di Charles de Foucauld e le indefinibili frontiere col vicino Marocco non erano affatto “pacificate”. Nessuno poteva viaggiare senza lasciapassare né senza scorta militare.

In quel periodo Beni-Abbès era un’oasi di sei o settemila palme, alla cerniera tra il deserto di pietre e quello di sabbia, abitata da berberi, da arabi, da schiavi, o lavoratori figli di schiavi neri, da alcuni commercianti spagnoli e ebrei, oltre alla guarnigione composta di 700-800 soldati francesi1. Arrivato a cavallo con un ufficiale, Charles celebra la prima messa nella guarnigione il 29 ottobre, si mette subito a costruire con l’aiuto di alcuni soldati, il suo eremo, che chiama la Fraternità del Sacro Cuore. La cappella è terminata il 30 novembre e il 1° dicembre, esattamente quindici anni prima della morte, vi celebra la prima messa.

 

Lettera al compagno di Liceo Gabriel Tourdes. 2

Mio carissimo amico, amico dei primi anni e di tutti gli anni, sono stato molto tempo senza scriverti e mai senza pensare a te come mai senza amarti… Tu sei rimasto “l’amico” e, se oso servirmi di una parola di Nostro Signore Gesù “la tua parte non ti è stata tolta”3.

Dopo la mia ultima lettera, datata da Roma4, ho passato quattro anni come eremita in Terrasanta, vivendo del lavoro delle mie mani come GESÙ sotto il nome di “fratel Carlo”, sconosciuto da tutti e povero e godendo profondamente dell’oscurità, del silenzio, della povertà, dell’imitazione di GESÙ – l’imitazione è inseparabile dall’amore, tu lo sai, chiunque ama vuole imitare: è il segreto della mia vita: ho perduto il cuore per questo GESÙ di Nazareth crocifisso 1900 anni fa e passo la mia vita a cercare di imitarlo per quanto possa la mia debolezza –. Poi sono stato a trascorrere un anno in un convento, a studiare, e vi ho ricevuto gli Ordini Sacri. Prete dal mese di giugno scorso, mi sono sentito chiamato subito ad andare verso le “pecorelle smarrite”, verso le più perdute, verso le anime più abbandonate, le più trascurate, per compiere verso di loro quel dovere di amore, comandamento supremo di GESÙ: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”, “da questo si riconoscerà che siete miei discepoli”5. Sapendo per esperienza che nessun popolo era più abbandonato dei musulmani del Marocco, del Touat, del Sahara algerino (vi sono tredici preti per una diocesi grande 7 o 8 volte la Francia, e con 12-15 milioni di abitanti almeno), ho chiesto e ottenuto il permesso di venire a Beni-Abbès, piccola oasi del Sahara algerino ai confini del Marocco, e di viverci da solo, come monaco di clausura6, cercando di santificarmi e di condurre le altre anime a GESÙ non con la parola e la predicazione, ma con la bontà, la preghiera, la penitenza, l’esempio della vita evangelica, soprattutto con la presenza del Santissimo Sacramento… In un vallone solitario, a qualche centinaia di metri dall’oasi, coltivo un po’ d’orzo e qualche albero: su una roccia che lo domina un umile oratorio e una cella ancora più umile sono la casa del buon Dio e l’alloggio del suo servo… Caro amico, se il cuore ti dicesse di farmi visita, tu sai con quale felicità ti abbraccerei, condividendo con te la cella: ti verrà servito il più bel pane d’orzo e i più bei datteri, e parleremo del passato, del presente più dolce ancora, e dell’avvenire ancor più gradevole… Sono felice, felicissimo, estremamente felice, benché non cerchi in nulla la felicità da molti anni.

Caro amico, ti ho detto tutto quello che mi riguarda; aggiungo che mia sorella sta bene; è sposata benissimo, con un marito eccellente, ed ha 7 figli dei quali 6 viventi sulla terra e in buona salute, e uno in paradiso che vive della vera vita di cui questa non è che il preludio.

Dammi tue notizie e notizie di tutti i tuoi, caro amico, sai quale venerazione io abbia per il tuo caro e ottimo padre: porgigli i miei profondi ossequi; abbraccia da parte mia Totò7 e pregalo di perdonare l’enorme libertà che mi prendo chiamandolo con questo nome. I miei umili saluti a tua sorella.

Il tuo vecchio amico che ti ama con tutto il cuore nel CUORE DI GESÙ – fr. Charles di Gesù

Se vedi i Latouche o i Lagabbe esprimi loro le mie più cordiali affettuosità.

Non hai forse molte immagini pie sulla tua scrivania o sulle tue pareti… Ricevi questa Madonna romana 8 da un vecchio amico che ti ama con tutto il cuore.

Alla cugina Marie de Bondy – Beni-Abbès, 7 gennaio 1902

Mi ha chiesto di descriverle la cappella 9… La cappella – dedicata al Sacro Cuore di Gesù – si chiama “la cappella della fraternità del Sacro Cuore di Gesù”, la mia piccola dimora si chiama “la fraternità del Sacro Cuore di Gesù” la mia piccola dimora si chiama “la  fraternità del Sacro Cuore di Gesù”… Voglio abituare tutti gli abitanti, cristiani, musulmani e ebrei e idolatri a guardarmi come loro fratello – il fratello universale… Cominciano a chiamare la casa “la fraternità” (la khaoua10 in arabo), e questo mi è dolce… – All’interno la cappella è a calce rustica grigio scuro di un gradevole colore naturale…[segue la descrizione dettagliatissima della cappella]11.

[Colpito dal fenomeno “vergognoso” della schiavitù, tollerata, se non favorita, dalle autorità militari, scrive lettere indignate ai superiori ecclesiastici, ad amici e parenti influenti, religiosi e laici, per ottenere che una simile ingiustizia venga estirpata definitivamente. Il 9 gennaio 1902 riscatta il primo schiavo, e ne riscatterà altri in seguito12.]

Alla cugina Marie de Bondy – Beni-Abbès, 31 gennaio 1902

Vivo di pane ed acqua 13, il che mi costa 7 franchi al mese… Il solo capitale che avevo al momento di lasciare la Francia lo posseggo ancora oggi: è la frase di Gesù che dice “Cercate il regno di Dio e la sua giustizia e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù”14. L’unica risorsa nella difficoltà è cercare di fare nel modo più perfetto ogni cosa, pregare, dire l’ufficio, fare tutto con più fervore, con più perfezione; fino a questo momento non mi è mancato nulla: sono contentissimo… I soldati vengono tutti i giorni da me… gli schiavi riempiono la casetta che siamo riusciti a costruire… i viaggiatori vengono diritti diritti da noi… i poveri abbondano… Tutto è ancora in germe, e dipende da me che la messe sia abbondante: “già essa comincia a imbiancare”15; se sono abbastanza santo, se cerco come si deve il regno di Dio e la sua giustizia “essa sarà certamente abbondante”16

[Il pensiero del Marocco gli è sempre presente, e Charles chiede all’amico comandante Lacroix (che gli aveva ottenuto il permesso per Beni-Abbès), di fargli trovare i mezzi per un passaggio “discreto” in Marocco.]

Al comandante Lacroix – Beni-Abbès, 22 gennaio 1903

…I Marocchini vengono da noi, ma noi non andiamo da loro… La reciprocità è indispensabile. Non vedo ancora occasioni di andare, come vorrei, prima a passare qualche giorno, poi qualche settimana, poi qualche mese da loro, poi comparvi una casetta e avervi un piccolo insediamento… Non vedo occasione, ma si potrebbe presentare da un giorno all’altro – forse non al Tafilelt che è abbastanza fanatico, ma al Dra dove ho degli amici…non vedo occasione al presente. Ma si potrebbe presentare d’un giorno all’altro e allora ne vorrei approfittare in fretta e in segreto, senza perdita di tempo e senza mettere tutto a rumore con delle domande d’autorizzazione17

[Il 7 maggio 1902, in uno scontro presso Tit, al centro dell’Hoggar, i Francesi sconfiggono per la prima volta i Tuareg. Due anni dopo Charles raccoglierà una poesia tuareg che canta questa famosa battaglia e il grande coraggio del Tuareg tre volte ferito e tre volte rialzato18.

  Padre Guérin, Prefetto Apostolico del Sahara, parte in febbraio per la sua prima visita pastorale del Sahara e raggiungerà fr. Charles a Beni-Abbès alla fine di maggio 1903, per Pentecoste.]

A padre Guérin – Beni-Abbès, 27 febbraio 1903

Mio amatissimo e veneratissimo padre, con tutto il cuore la seguo col pensiero, nel suo viaggio, benedicendo GESÙ che è cominciato, supplicandolo di trarne la grandissima gloria del suo CUORE… Oh! sì, con tutta l’anima acconsento, nonostante il mio ardente desiderio di vederla, al fatto che il suo arrivo sia ritardato al di là delle previsioni, se un viaggio più lontano verso il Sud può causare questo ritardo: Venga il tuo Regno!  Mio amatissimo Padre, sono miserabile senza fine, però ho un bel cercare in me, non trovo altro desiderio che questo: Venga il tuo Regno! Sia santificato il tuo Nome! … Mi chiede se sono pronto ad andare altrove che a Beni-Abbès19 per l’estensione del Santo Vangelo: sono pronto per questo ad andare in capo al mondo e a vivere fino al giudizio universale… Non creda che, nel mio genere di vita, giochi in qualche modo la speranza di godere al più presto della visione dell’Amatissimo. No, voglio una cosa sola, è di fare quello che gli piace di più; se amo il digiuno e la veglia, è perché GESÙ le ha amate tanto; invidio le sue notti di preghiera in cima alle montagne, vorrei tenergli compagnia: la notte è l’ora del tête à tête, l’ora del colloquio amoroso, l’ora della veglia sul CUORE dello sposo… Purtroppo sono così freddo che non oso dire che l’amo; ma vorrei amare20! Vorrei questi lunghi tête à tête notturni… Ecco perché amo la veglia; amo la veglia: non veglio, purtroppo! Posso vegliare sempre meno… Quanto al digiuno, in obbedienza alla sua lettera, l’alleggerirò con tutte le mie forze, mangerò bene e berrò del latte; del resto secondo l’ordine di don Huvelin, ho molta cura di me da diversi mesi, usando latte concentrato, e mangiando a sazietà… sia certo, veneratissimo e caro Padre,  che la sua lettera, le sue raccomandazioni avranno per il mio sonno e il mio nutrimento effetto immediato e serio… D’altra parte, però, mi lasci dire che le informazioni sulla mia salute e il mio modo di vivere date da un ufficiale, per quanto sia uomo eccellente, non sono tanto sicure: si ricorda quel che dice San Paolo, che quelli che vivono secondo la carne non sono in grado di giudicare le cose dello spirito21… Quando sarà qui, giudicherà in modo diverso da lui…

…Grazie di quello che mi dice per il mio giovane negro Paul22. Giudicherà, quando sarà qui, di quel che bisogna farne: è lei che deciderà. Dalla lettera che ho scritto alla superiora dell’orfanotrofio, mi sono accorto che non glielo potevo mandare, anche l’avesse voluto, e lei lo avesse consigliato: non è affidabile, non credo sia bene mandarlo via di qui. Deciderà lei… Non sono sorpreso della fuga di Joseph del Sacro Cuore23: L’esempio che mi sostiene di più nella vita quotidiana, quello che devo rimettermi davanti agli occhi ad ogni ora per dirigermi, è quello della condotta di Nostro Signore con Giuda Iscariota. Siamo circondati solo da questa realtà: neri, arabi, joyeux24È il ricordo della condotta di GESÙ con Giuda che dirige… Penso anche alle epistole ai Corinti, che mostrano questi primi cristiani di San Paolo sotto un aspetto così triste: è per la nostra speranza che sono scritte queste righe, perché, a vedere quel che ci circonda, ci si spaventa: “Quello che è impossibile a noi, è possibile a Dio”25.

…Il comandante Laperrine26 e il capitano Regnault non sono ancora arrivati. Durante l’assenza del capitano, la situazione è cambiata qui nei confronti delle tribù marocchine vicine. È partito lasciando la pace, troverà la guerra: le tribù limitrofe, i Baraber soprattutto, fanno razzie su razzie a nostre spese; si mostrano tanto ardite quanto aggressive. Siccome tutti i loro attacchi hanno avuto pieno successo, non mi stupirei che osassero senza misura, e nello stato attuale, ci si può aspettare di tutto da parte loro. Qualche giorno fa, i Beraber hanno fatto una razzia a venti chilometri a nord di Beni-Abbès, l’indomani a quaranta chilometri a sud, e più o meno nello stesso tempo, hanno attaccato un convoglio di centocinquanta cammelli verso El Morah (cinquanta chilometri a nord di Taghit).

…Le ripeto ancora che, benché abbia coscienza che non mi ammazzo, lontano da ciò (sono troppo indolente), e benché per obbedienza a don Huvelin mi curi di più rispetto all’autunno scorso, migliorerò ancora la dieta per obbedirle filialmente. A quest’ora ho già scritto a Padre Henri di mandarmi un supplemento di latte… E sia certo che, per GESÙ, sono pronto a tutto, senza restrizioni…

E anch’io le chiederò una cosa: preghi perché ami, preghi perché ami GESÙ! Preghi perché ami la sua CROCE, preghi perché ami la CROCE, non per se stessa, ma come il solo mezzo, la sola via, di glorificare GESÙ: il chicco di frumento non porta frutto che morendo; quando sarò elevato da terra, allora saprete chi Io sono27… E, come fa notare San Giovanni della Croce, è nell’ora dell’annientamento supremo28, della sua morte, che GESÙ ha fatto più del bene, che ha salvato il mondo… Ottenga dunque da GESÙ che ami veramente la CROCE perché essa è indispensabile per fare del bene alle anime… E la porto pochissimo… Sono fiacco0… Mi attribuiscono virtù che non ho… E sono il più felice degli uomini… Preghi per la mia conversione, perché ami GESÙ e faccia ad ogni momento quello che gli piace di più. Amen 29. …

A padre Guérin – Beni -Abbès 9 marzo 1903

Se ci sono delle ricognizioni importanti verso l’Ovest e se mi permettono di accompagnarle, bisogna accompagnarle?30 Cosa vuole il CUORE di GESÙ? Sono lo schiavo di questo divin CUORE. Ecco una schiavitù che non voglio abolire, ma di cui supplico il divino Amato di ribadire per sempre e sempre più i ferri… Mi dica la volontà del CUORE di GESÙ. La farò. Mi risponda presto, perché sia fatta la Volontà del divino Sposo31

[Fratel Charles mantiene i contatti con le Clarisse di Nazareth, che, tra l’altro, gli forniscono le ostie, oltre ad oggetti vari per la cappella e per la celebrazione (per esempio gli invieranno un altare portatile per i viaggi nel deserto).]

A Suor Saint-Jean du S. COEUR 32, Clarissa di Nazareth – Beni-Abbès, 13 maggio 1903

…Il mezzo più semplice e migliore di unirci al cuore del nostro Sposo, è di fare, dire, pensare tutto con Lui e come Lui, tenendosi in sua presenza e imitandoLo. A tutte queste cose che si fanno, dicono, pensano, dirsi: Gesù mi vede, Egli mi vedeva in questo istante durante la Sua vita mortale; come faceva Lui, diceva Lui, pensava Lui, in simili circostanze cosa farebbe Lui, direbbe Lui, penserebbe Lui al mio posto? GuardarLo e imitarLo. Gesù stesso ha indicato ai suoi apostoli questo metodo così semplice d’unione con Lui e di perfezione: è persino la prima parola che ha detto loro, sulla riva del Giordano, quando Andrea e Giovanni vennero a Lui: “Venite e vedete”, dice loro: Venite, ossia “Seguitemi, venite con me, seguite i miei passi; imitatemi, fate come me”; vedete, ossia guardatemi, tenetevi in mia presenza, contemplatemi.

Presenza di Dio, presenza di Gesù, e imitazione di Gesù, tutta la perfezione sta qui, è chiaro come il giorno che chi fa tutto come Gesù è perfetto. Gettiamoci dunque a corpo morto in questa divina imitazione (più dolce del miele al cuore che ama, addirittura bisogno violento per l’anima amante, bisogno tanto più imperioso quanto l’amore è più ardente) e guardiamo questo divino Amatissimo (non è né meno dolce né meno indispensabile all’amore). Chi ama si perde e s’inabissa nella contemplazione dell’essere amato…

[Ai trappisti che, come p. Yves Rocher di Staueli, anche senza conoscerli personalmente, pensa pronti a seguirlo, Charles scrive una lettera in cui presenta con precisione tutte le condizioni della famiglia religiosa in progetto.]

A padre Yves – Beni-Abbès, 20 aprile 1903

…Carissimo Padre, la nostra condotta è semplicissima; Gesù non ci chiede mai cose complicate, ma a tutti, una semplicità di bimbi piccoli, unita a una grande prudenza, la quale consiste, come dice San Paolo, a cercare con cura, con dei mezzi sicuri, qual è la volontà di Dio; per farla senza errore. Per lei e per ciascuno dei nostri altri tre padri e fratelli, basta conoscere la volontà di Dio, dopodiché occorre farla costi quel che costi.

Non c’è altro che un mezzo assolutamente infallibile di conoscere la volontà divina in una questione simile: è, attraverso la direzione spirituale, aprire pienamente il nostro animo a un direttore coscienzioso, istruito, intelligente, interiore, senza partito preso, e prendere la sua risposta come la volontà divina del momento presente, in virtù della promessa “chi vi ascolta mi ascolta”: ecco il mezzo infallibile di fare la volontà di GESÙ in questa circostanza e in tutte… Se le dice: “Gesù la chiama a lasciare la Trappa” e a raggiungere fr. Charles, venga, le mie braccia e il mio cuore le saranno aperte, la riceverò come condotto per mano da Gesù… Se le dice: “Aspetti”, aspetti e obbedisca… Se le dice: “Resti alla Trappa”, resti alla Trappa, obbedisca; in questo caso, se pur obbedendo continua a sentirsi spinto interiormente a venire a seguire Gesù nella sua povertà, nella sua abiezione, nella sua solitudine, nella sua vita nascosta, lo dica di tanto in tanto di nuovo al suo direttore, tenendo sempre la sua anima a nudo davanti a lui: Dio vuole forse che egli la provi, e gli ispirerà di dirle: “Lasci la Trappa, vada a condividere la povertà di Gesù” in capo a un tempo più o meno lungo, dopo averglielo proibito all’inizio…

…Ma per sapere se è chiamato da Dio a condividere il mio umile genere di vita, bisogna che la conosca esattamente: è fissata già da ora in costituzioni e in un regolamento che ho sottomesso al mio Prefetto apostolico: costui, permettendomi di stabilirmi nella sua prefettura, mi ha permesso anche di raggrupparvi con me un certo numero di preti e di laici che vivano secondo queste costituzioni e questo regolamento… Quando saremo abbastanza numerosi, chiederemo a Roma le autorizzazioni supplementari.

Mandarle il regolamento sarebbe difficile, perché è manoscritto, e troverei difficilmente il tempo di copiargliene un esemplare…

…Noi agiamo in famiglia, a cuore e cielo aperto, in tutta semplicità fraterna e franchezza. Dica bene loro che, oltre a quello che si chiede ordinariamente ai postulanti, cioè: la buona volontà di praticare del loro meglio le costituzioni e i regolamenti, chiedo alle pietre prime di questo piccolo edificio tre cose: 1° essere pronti ad avere la testa tagliata; 2° essere pronti a morire di fame; 3° obbedirmi, nonostante la mia indegnità, finché non siamo un certo numero e possiamo fare un’elezione (che spero mi sostituirà con uno migliore di me e mi rimetterà all’ultimo posto che merito)… Una volta per tutte, la prego di essere mio intermediario presso di loro e di comunicare loro tutto quello che le scriverò. Se Gesù li chiama, li riceverò con tutto il cuore, dalla mano di GESÙ…

…Credo che è volontà di Dio che io lavori alla formazione di una piccola famiglia di religiose analoghe ai religiosi che vorrei raggruppare: perché fra le giovani come fra gli uomini, parecchi sono chiamati ad abbracciare la vita nascosta di GESÙ, nella sua povertà, nel suo lavoro, nella sua solitudine, in tutto quello che essa fu, insomma, e una tale vita non esiste nella Chiesa né per le ragazze né per gli uomini, all’ora presente. Le costituzioni e il regolamento delle Piccole Sorelle del Sacro Cuore di Gesù sono scritti già da un certo tempo…

Avrebbe preferito, così come loro, di andare in Terrasanta o ad Akbès, soprattutto in Terrasanta, piuttosto che nel Sahara… Anche per me, il mio cuore è in Terrasanta, amo ardentemente questa terra dove si sono posati i piedi di Gesù, di cui i SUOI occhi hanno contemplato gli orizzonti, dove tutto parla di Lui. La mia intenzione, il mio desiderio più formali sono di farvi una fondazione appena ne avrò i mezzi: ma la prima condizione, è d’avere l’autorizzazione del Patriarca di Gerusalemme, ora sono persuaso che non la darà mai  fintanto che non saremo in qualche misura autorizzati da Roma: a meno di avvenimenti imprevisti, non si può sperare di fare fondazioni in Terrasanta, prima di essere un certo numero e d’avere un inizio d’incoraggiamento da parte della Santa Sede… Non bisogna pensare ad Akbès, terra immensa che esige grandi spese di coltivazione, monastero costruito tutto al contrario della povertà e dello spirito di raccoglimento: non c’è niente là per noi… Il mio pensiero è che poiché siamo accettati nella Prefettura apostolica del Sahara (dove ho attualmente un piccolo terreno sufficiente per nutrire da 20 a 25 monaci e un inizio di monastero che può in qualche settimana e con pochissima spesa essere terminato, e dove, in più, si può fare enormemente bene tanto alle popolazioni del Sahara quanto a quelle del Marocco, pecore perdute fra tutte), il meglio è di concentrarci, formarci qui, tanto fratelli che sorelle, se è possibile… E quando saremo abbastanza numerosi, sciameremo con una fondazione in Terrasanta…

…Come faremo per formare qui una e anche due comunità, una di fratelli e una di sorelle, nonostante la proibizione formale del governo? … Il mio pensiero è che bisogna nasconderci, come ai tempi delle catacombe… finché la persecuzione durerà, quelli che mi raggiungeranno qui, uomini e ragazze, religiosi e religiose, non porteranno abito religioso né uniforme, ma costumi vari, del genere di quelli degli indigeni e passeranno tutti invariabilmente, non per quello che sono, ma per operai e operaie a mio servizio… Sarà umile da parte loro ma non umiliante, perché è non umiliante, ma supremamente onorevole di passare per operai, come GESÙ per 30 anni 33

[Padre Guérin sosta a Beni-Abbès dal mattino del 27 maggio alla sera del 1° giugno, lunedì di Pentecoste. I due si intrattengono soprattutto sui metodi di relazione e apostolato dei musulmani e Fratel Charles annota nel diario le raccomandazioni del suo “vescovo” 34.]

A padre Guérin – Beni-Abbès, 3 giugno 1903

Mi sono sentito solo, per la prima volta da parecchi anni, lunedì sera, quando a poco a poco è sparito nell’ombra. Ho capito, sentito, che ero eremita… Poi mi sono ricordato che avevo GESÙ, e ho detto: “GESÙ, ti amo”35.

Amatissimo Padre, come la ringrazio della sua visita, del bene che mi ha fatto…

…Ieri, lunga visita di due uomini del Tafilalet, due marabutti36. Hanno sentito parlare di lei, e mi hanno chiesto se era andato al Tafilalet. – No, ci andrà un’altra volta! – Merhaba37! Viaggia a piedi? – No, a cammello… Questa domanda posta da due marabutti mi ha fatto riflettere… viaggiano a piedi, loro, tirando i loro asini… Noi siamo discepoli di GESÙ, vogliamo che GESÙ viva in noi, “il Cristiano è un altro Cristo”, parliamo continuamente di povertà; loro sono discepoli di Maometto: la loro domanda mi fa ben riflettere38. Vado agli esempi dei nostri padri gli apostoli…

Siamo qui in un paese infedele come San Pietro e San Paolo… Se vogliamo fare le loro opere, seguiamo il loro esempio: è quello che tutto mi canta, tutto mi grida.

Ogni volta che prego GESÙ, sembra scendere la stessa risposta: “Fa’ dei miracoli per me, ne farò per te”.

Preghi per la mia conversione, amatissimo e venerato Padre, è l’unica cosa di cui ho bisogno. … – fr. Charles di Gesù 39.

1 Se ne ha la descrizione, tra l’altro, in LHC, del 20 novembre 1901, p. 112-113, dove già parla di fraternità e di fratello universale (espressione che risale esclusivamente a questo periodo 1901-1902), e in una lettera a p. Guérin del 4 febbraio 1902 (cf. CS, p. 63-64).

3 Lc 10, 42.

4 Lettera perduta, del periodo dal 30 ottobre 1896 al 16 febbraio 1897.

5 Gv 13, 34 e 13, 35.

6 Effettivamente si era dato come regolamento di non varcare i confini segnati da una linea di sassi, predisposti per un muro di cinta che inizierà a costruire, ma non porterà mai a termine. Lascerà libero chiunque di varcarlo, i soldati, i poveri, soprattutto gli schiavi, e lui stesso si permetterà molte eccezioni, prima della decisione definitiva di raggiungere i Tuareg vivendo tra loro senza nessun segno di clausura.

7 Nomignolo di Joseph, fratello minore dell’amico.

8 L’immagine della Madonna del Perpetuo Soccorso.

9 Era la cugina che gli aveva dato i soldi per costruirla e arredarla: questo le vale una descrizione minuziosa, ripresa qui solo in parte dal testo integrale, lunghissimo, della lettera (fatto conoscere da Antoine Chatelard, piccolo fratello di Gesù di Tamanrasset). Sulla situazione degli schiavi e sulla vergogna della schiavitù mantenuta nonostante le leggi francesi, Charles scrisse una serie di lettere indignate alle autorità religiose, a parenti influenti, ad amici, tutte raccolte in OS.

10 Sostantivo creato dallo stesso Charles a partire da khouia , ossia fratello,  come spiega nella lettera citata nella nota precedente del 20 novembre 1901 a Henry de Castries.

11 Antoine Chatelard ha fatto il punto sulla famosa citazione su Charles de Foucauld “fratello universale” restituendola al suo contesto (un inciso di una lettera in cui descrive, alla cugina che gliel’ha finanziata, la cappella di Beni Abbès), in numerosi articoli, uno dei quali apparso nella rivista Jesus Caritas ed. francese, n. 241, 1° trim. 1991, p. 21 e ss. Il resto della lettera si può leggere in LMB, p. 81-84. Vi descrive dettagliatamente i muri, il pavimento coperto di sabbia rosa, l’altare, le immagini, tra le quali il grande Sacro Cuore a braccia spalancate (disegnato su un lenzuolo, il cui originale si trova attualmente nella fraternità generale delle Piccole Sorelle di Gesù a Roma), la Bibbia “che voglio vedere sempre in chiesa: la parola di Dio vicino al divin corpo, sotto i raggi della piccola lampada”, ecc.

12 Tutti gli scritti sulla schiavitù sono raccolti in un capitolo di OS.

13 In una lettera del 27 marzo 1902 p. Guérin gli raccomandava già di non lasciarsi prendere troppo da uno “zelo indiscreto” e di misurare un po’ più le forze… (cf. CS, p. 88). Più tardi, tra i Tuareg, l’austerità sarà imposta dalla siccità, dalla carestia e quindi dal dividere le riserve con gli altri, quasi fino a morire di fame (gennaio 1907).

14 Mt 6, 33.

15 Gv 4, 35.

16 Mt 9, 37. LMB, p. 84-85.

17 G. Gorrée, Les amitiés…, II, cit., p. 33.

18 Cf. Gorrée, Sur les traces du Père de Fouc., cit., p. 133-134.

19 P. Guérin teneva molto al Marocco e confermava fr. Charles ad optare per il Marocco appena si fosse aperto uno spiraglio.

20 Cf. ultima lettera, del 1° dicembre 1916, alla cugina.

21 Rm 8, 5.

22 Paul Embarek, uno degli schiavi riscattati da Charles, considerato catecumeno, che lo seguirà a Tamanrasset e che diverse volte fuggirà o sarà rinviato per il suo comportamento tutt’altro che esemplare, che infine sarà testimone della sua morte.

23 Un altro giovane schiavo liberato e inviato, con una lettera d’accompagnamento (riprodotta in CS, p. 807-809), ai Padri Bianchi, perché l’aiutassero a ricongiungersi con la famiglia.

24 Era il nomignolo dei soldati mandati in fondo al deserto per punizione…

2                  5 Lc 1, 37; 18, 27.

2                  6 Henri Laperrine de Hautpoul (1860-1920), dopo Saint-Cyr e Saumur, nel 1881 era stato destinato al 4° Reggimento degli Chasseurs d’Afrique a Mascara, ed è lì che, nel febbraio 1882, aveva conosciuto Charles, sottotenente come lui, reduce dalla campagna nel Sud-Oranese e in procinto di dare le dimissioni. Era stato un incontro breve, di non più di una settimana. Ma Laperrine era stato nominato comandante delle Oasi, che comprendevano anche Beni Abbès, dal 6 luglio 1901. Di fatto avevano ripreso contatto per corrispondenza nel 1902. Si rivedranno il 6 marzo 1903 a Beni Abbès, si comprenderanno e nascerà tra loro un’amicizia che diventerà sempre più profonda.

27 Gv 12, 24.32; e 8, 28.

28 Questa frase, ricorrente, tornerà nell’ultima lettera alla cugina Marie il 1° dicembre 1916.

29 Lettera importante, citata in vari testi per brani, integralmente in CS, p. 154-159.

30 Si tratta del Marocco, ma non ne avrà mai il permesso.

31 CS, p. 160. La visita di p. Guérin a Beni Abbès, che vi arrivava per la prima volta e ritardando per aspettare i necessari lasciapassare militari, durò cinque giorni, dal 27 maggio al 1° giugno 1903, lunedì di Pentecoste.

32 Gran parte delle lettere di fr. Charles venne bruciato al momento della guerra e dell’esilio delle monache. Sono state conservate quattordici lettere, dal 1903 al 1916, una dozzina delle quali indirizzate a questa suora, che aveva scelto fr. Charles come suo direttore spirituale e che egli chiama sempre “mon enfant”. La presente è pubblicata da LC, p. 172-173.

33 L’importanza che fr. Charles dà a questa lettera è dimostrata dal fatto che la ricopia per intero nel suo taccuino-diario (cf. CBA, p. 55-63; CCDP, p. 332-338).

34 Cf. CBA, p. 63-65, 68-70 e 72.

35 “Più ci si avvicina a Colui che è amore, più si ama”, scriveva a H. de Castries il 20 marzo 1903.

36 Uomini di Dio, uomini di preghiera, che portavano i grandi “rosari” per recitare i nomi di Dio, appartenenti a qualche confraternita devota musulmana (cf. CS, p. 819).

37 Benvenuto!

38 Charles farà così, con due asini da soma per i bagagli, vitto, acqua, il primo viaggio verso i Tuareg. Più tardi, stabilito a Tamanrasset, per i viaggi in Francia, accetterà di comprare o affittare cammelli…

39 CS, p. 185-186.

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