Fraternita’ in Italia

Charles de Foucauld ha fortemente desiderato fondare una comunità di religiosi e una di religiose. Ne ha scritto le Costituzioni. Ma, quando fu assassinato nel 1916, era ancora solo. Aveva però creato nel 1913 un’Associazione l’Union des Frères et Sœurs du Sacré-Cœur de Jésus organizzazione cattolica di laici, nella quale si iscrive lui stesso come semplice membro. Aveva chiesto ad un prete, Antoine Crozier, di prenderne la responsabilità. Nel ’16, c’erano  solo quarantotto membri (la meta sono preti e religiosi, l’altra meta sono laici). Nel 1921  Louis Massignon, noto islamologo, amico di Foucauld e membro dell’Union, chiede a René Bazin di scrivere la biografia de Charles de Foucauld. Fu un grande successo editoriale.

In seguito, sono state fondate ben una ventina di famiglie – Congregazioni religiose, Istituti Secolari e Associazioni di laici – ispirate dalla sua maniera di comprendere e vivere Nazareth.

La fondazione della Fraternità, con la conseguente inabituale presenza di religiosi nel mondo operaio senza abito ecclesiastico né compiti pastorali, si faceva mantenendo un dialogo costante con la Santa Sede. Questo motivò frequenti passaggi in Italia. Essi furono all’origine, a Milano, Roma ed in altre città, di una rete di rapporti e di intense amicizie piene di comprensione accompagnata, in alcuni, dal desiderio di unirsi ai Piccoli Fratelli o, per lo meno, viverne la spiritualità.

Ma è soprattutto dopo il ’53 che il messaggio  di Charles de Foucauld cominciò ad essere più conosciuto in Italia, anno nel quale fu stampata la traduzione italiana del libro “Au Coeur des Masses” (Ed. Le Cerf – 1951-  “Come loro” Ed. Paoline – trad. Vanna Casara) nel quale il P. Voillaume aveva pubblicato lettere e conferenze indirizzate ai Piccoli Fratelli di Gesù.

Le Piccole Sorelle di Gesù si sono stabilite presto in Italia (baraccati del borghetto Prenestino a Roma nel 1951, Assisi e Milano nel 1952, Napoli nel 1956, Roma nel 1957, fraternità generale delle Piccole Sorelle a Roma sui terreni dell’Abbazia Trappista delle Tre Fontane) ed i Piccoli Fratelli del Vangelo nell’agosto 1957 a Bindua in Sardegna.

La presenza dei Piccoli Fratelli di Gesù in Italia comincia, in modo saltuario, nel 1952, con alcune fraternità, dette “volanti” appunto per la loro provvisorietà, formate da fratelli studenti che utilizzavano così le loro vacanze scolastiche. Ve ne furono a Milano ed in altre parti d’Italia. Si deve attendere il 1967 per avere una presenza stabile di Piccoli Fratelli di Gesù in Italia.

Già vari giovani, e meno giovani, italiani erano entrati in fraternità, ma nessuno, ancora, aveva domandato di tornare in Italia da Piccolo Fratello.

La fraternità a Torino

Un fratello belga, colpito del modo come gli Italiani erano sfruttati nell’industria del suo paese, desidero “ricambiare” questo fatto chiedendo di vivere in Italia.

Questo desiderio – coniugandosi con quello di un fratello italiano anch’egli agli studi – portò alla decisione di fondare una fraternità nel nostro paese.

Forse la Chiesa Italiana non era, allora, delle più favorevoli ad un inserimento nel mondo del lavoro di religiosi tra i quali anche alcuni sacerdoti. Questo ci fa comprendere come mai tra i vescovi delle allora tre grandi città industriali italiane – Milano, Genova e Torino – fu solo quello di quest’ultima città, il Card. Pellegrino, ad accettare nel 1967 la nostra presenza nella sua diocesi.

I primi anni a Torino

Molti fratelli sono passati nella fraternità di Torino, facendo i più svariati lavori: da manovale nell’edilizia a operaio alla Michelin, da addetto alla manutenzione di ascensori a operaio alla catena di montaggio della Fiat, oppure occupandosi di assistenza agli anziani o delle pulizie di immobili o di fabbriche, ecc. ecc.. Insomma, come tutti i poveri, i fratelli hanno cercato un lavoro senza poterlo troppo scegliere accettando quello che avevano avuto la fortuna di trovare. Oggi, la vita di questa fraternità prosegue con il fratello che l’ha iniziata, accompagnato da amici marocchini.

Alcuni di questi fratelli sono morti, altri hanno cambiato la direzione del loro cammino ed altri ancora sono stati a loro

Bob e Piero

volta all’origine di nuove fraternità in Italia, e a Torino stesso (leggi più giù: Torino Porta Nuova).

Come in una famiglia, si è dovuto far fronte a situazioni di vario genere, a molteplici esigenze, richieste e desideri più o meno comuni, e, personali. Questi, dopo essere stati discussi con gli altri fratelli, sono, frequentemente, diventati un progetto comune: Napoli, Roma, Palmi…

Un fratello italiano che era stato per vari anni marinaio in Scandinavia sulle navi di commercio mercantili era imbarcato, in quel periodo, su navi passeggeri italiane. Era bene che trovasse nei suoi periodici sbarchi un vero punto di approdo. Questa fraternità durò, purtroppo, solo il tempo della navigazione del nostro fratello ‘marinaio’, dal 1969 al 71.

Nel 1972 è la volta di Roma.

           All’occasione del trasferimento della sede centrale della Fraternità da Marsiglia a Roma, si pensò fosse opportuna anche una fondazione i cui fratelli potessero sostenere e dare una mano a quelli che venivano dai quattro punti cardinali, non fosse altro che per la loro non conoscenza dell’italiano. [Questa sede centrale è oggi a Bruxelles, Belgio].

Visti i prezzi degli affitti e la poca consistenza dei salari, i fratelli si erano stabiliti tra i ba­raccati del Borghetto Prenestino.

Anni 70 a Roma

Quando il Comune di Roma, nel 1977, risanò la zona del Prenesti­no- abbattendo le baracche – anche i fratelli furono, come i loro vicini, assegnatari di un alloggio comunale. L’appartamento essendo piccolo, due fratelli tornati a Roma dopo il periodo di studi, hanno preso un altro alloggio vicino, a dieci minuti a piedi. Dopo la morte dei suoi fratelli, ri­mane uno solo di questi, pensionato. Oggi, la fraternità continua, fuori del Grande Raccordo, in un quartiere popolare.

Il mercato del lavoro a Roma non offre grandi possibilità. I fratelli, sia quelli stabili che i molti postulanti di passaggio, trovarono lavoro in imprese di pulizia, nei bar, in una mensa aziendale, facendo i manovali in piccole imprese artigiane.

Nel frattempo inizia una fraternità nel Sud d’Italia.

La scelta del luogo dove aprire una fraternità fu preceduta – eravamo nel 1974 – da un viaggio nel Sud dei fratelli allora presenti in Italia, erano solo quattro… che fece nel suo lungo giro di ricognizione anche un “alt” a Foggia dove le Piccole Sorelle del Vangelo cominciavano in quell’anno la loro prima fraternità in Italia.

Erano anni nei quali molti giovani italiani erano attratti dalla vita di Nazaret. Vi furono, quindi, dei postulanti e poi dei novizi. Fu cosi che nel 1974, terminato il noviziato, due fratelli andarono a Bari, nella ‘città vecchia’. In quattro anni vi si susseguirono quasi una decina di giovani, tra postulanti e giovani professi. Si arrivò così fino al 1978 anno nel quale si dovette, con grande rincrescimento, chiudere.

Non siamo mai andati in questi differenti posti per fare ‘un’esperienza’, ma per immedesimarci con la gente con la quale amiamo vivere – come Gesù a Nazareth. Si creano così relazioni che non sono passeggere. È doloroso per tutti, poi, doversi allontanare anche se, l’amicizia che comunque non si interrompe, continua ad essere vissuta altrimenti.
Se non ci fosse stata la fraternità di Bari non ci sarebbe, oggi, quella di Palmi.

Uno dei giovani che avevano vissuto a Bari, terminati gli studi in Francia e tornato in Italia si è stabilito in questa cittadina della Calabria. Sia lui che il fratello che lo ha raggiunto, sono lombardi. La causa di questa immigrazione alla rovescia, con i conseguenti problemi di integrazione, va sicuramente cercata in una più approfondita conoscenza della realtà del Sud d’Italia fatta a Bari all’uscita del noviziato. Se a Roma non è facile trovare lavoro, a Palmi lo è ancora meno.

Come in molti altri luoghi i fratelli si sono dati da fare come hanno potuto: uno ha appreso a rilegare libri, altri hanno fatto i manovali nell’edilizia, altri sono stati commessi in un negozio di alimentari, il tutto accompagnato da periodi di lavoro nelle pulizie. Si può dire che i fratelli, qui come altrove, hanno sperimentato di persona cosa significhi ‘l’essere lavoratori precari’, e non essere nativi del luogo.

Da Carmagnola a Brossasco (CN), passando da Alfonsine (RA).

Una storia più o meno simile – tra fraternità temporanea all’uscita dal noviziato e successiva fraternità definitiva – si è verificata per la fraternità di Carmagnola e quella di  Brossasco, passando da Alfonsine (e Torino).

Questa volta uscivano dal noviziato un fratello italiano e uno svizzero. Quest’ultimo proveniente da una famiglia di coltivatori, l’altro molto attirato dal mondo agricolo. Tutti e due domandarono di vivere insieme ai lavoratori della campagna: nel mondo rurale.

È cosi che negli anni 1985 – 1987 si iniziò una fraternità vicino Torino a Carmagnola.

Terminati gli studi, questi due fratelli – durante le vacanze scolastiche avevano, un anno, preso vari contatti nelle campagne campane, un altro anno, avevano lavorato in Emilia Romagna – rientrarono nel 1991 in Italia e scelsero una cittadina romagnola – Alfonsine – per la loro fraternità nel mondo rurale.

Contesto sociale molto particolare quello di questa ricca cittadina della provincia di Ravenna. Sorprendente, per esempio, la facilità con la quale i fratelli, anche solo di passaggio, potevano trovare lavoro. Di certo una situazione nella quale l’indigenza non è sicuramente miseria, ma mancanza di qualcosa di per sé superfluo, reso, però, necessario dal bombardamento dei messaggi pubblicitari. Occasione privilegiata di scoprire e vivere altri aspetti della condivisione della condizione sociale dei poveri.

Il lavoro dei fratelli era, evidentemente, legato all’agricoltura. Si parla al passato di questa fraternità, nella quale svariati giovani hanno avuto modo di conoscere meglio la nostra vita e.…sé stessi, perché si è dovuta chiudere nel 2003. Uno dei due fratelli ‘fondatori’ è stato, infatti, designato a svolgere un servizio per l’insieme delle fraternità. L’altro fratello che aveva iniziato Alfonsine, dopo aver valutato la sua situazione di ‘fratello solo’ (anche temporaneamente), ha raggiunto i fratelli a Torino dove la fraternità si era sdoppiata a Porta Palazzo.

Con la non prevista chiusura di Alfonsine si volta una pagina molto importante nella vita della Fraternità in Italia. Dei fratelli della “seconda generazione” hanno aiutato dei giovani della “terza generazione” ad approfondire le intuizioni già ricevute in dono, riconoscerne o no la comunanza con la vita della fraternità e comprendere, così, quale fosse il loro posto nella vita.

Fa piacere constatare i legami di amicizia che si sono stabiliti con la più parte dei giovani che sono passati da Alfonsine, qualunque sia la strada presa in seguito. È un segno della gratuità e della verità dell’accoglienza che hanno ricevuto e delle relazioni createsi durante la loro permanenza in fraternità.

Due di questi giovani hanno proseguito nella Fraternità e vissuto a Bologna dal 2000 al 2002 in una fraternità che avevano cominciato al termine del loro noviziato. Poi, hanno scelto un’altra strada.

Finito il tempo del servizio per l’insieme della Fraternità, nel 2014, il progetto dei due “rurali” riprende e riparte, non molto lontano da Carmagnola, in una valle cuneese: la Val Varaita, nel villaggio di Brossasco.

Brossasco, nella val Varaita

Oggi quattro fratelli vivono in questa fraternità. Il lavoro nel mondo rurale non si trova facilmente ma si trova…! Questa fraternità è una casa di villaggio abbastanza grande e permette di accogliere coloro che desiderano conoscerci per fare una scelta di vita.

 

 

 

Torino (Porta Palazzo, poi Porta Nuova).

Nel frattempo, la fraternità di Torino si è sdoppiata.

Vivendo a Torino, ma non solo in questa città, è difficile non rendersi conto delle condizioni penose di indigenza subite da molti immigrati nel nostro paese. Noi italiani non siamo abituati a questo fenomeno dell’immigrazione. Fino a poco tempo fa eravamo noi ad emigrare. All’improvvi­so scopriamo che ci sono persone – popoli – ancor più poveri di noi che vengono qui per tentare di sbarcare il lunario.

Vari quartieri di Torino sono divenuti multietnici: c’è una componente marocchina finora predominante, vi sono poi albanesi, africani sud-sahariani, cinesi e si incrementa la presenza di gente dell’Est europeo, particolarmente dei rumeni.

Tre fratelli hanno scelto di stabilirsi nel quartiere di Porta Palazzo,

Il mercato di Porta Palazzo

condividendo almeno le strade ed i luoghi della vita corrente con questa umanità formata da persone che, pur non accomunate dalle stesse radici, condividono certamente le stesse difficoltà di “vivere lontano dalla propria terra”.

Poi, due fratelli italiani che hanno vissuto per anni nel Medio-Oriente e in Africa sub-sahariana, sono tornati in Italia a causa dell’età che non permette più di sopportare certe condizioni di vita.  Oggi, con questi fratelli, e in concomitanza con la nuova fraternità di Brossasco, la fraternità di Porta Palazzo si è spostata in un altro quartieri simile: Porta nuova.