L’eucaristia nella nostra vita

­Con Cristo offerto, una vita offerta

René Voillaume

Dobbiamo conoscere le opposizioni che la nostra vocazione contemplativa incontrerà nel mondo e le complicità che queste opposizioni troveranno in noi stessi, a volte arrivando fino a scuotere le nostre convinzioni, a smussare il nostro desiderio di preghiera, a farci dubitare del valore di una vita d’intimità con il Signore.

Ci sono giorni in cui saremo tentati di dare ragione a quelli che pretendono che sia vano voler incontrare Gesù altrove che negli uomini. Se Dio non fosse il supremo Reale, se non fosse personale al punto che possa stabilirsi tra Lui e una sua creatura fatta a sua immagine una relazione di conoscenza e di amore, allora sarebbe vero che non vi può essere contemplazione. Come potremmo contemplare qualcuno che non esiste o che non può attirarci a Lui, né parlare al nostro cuore, né svelare qualcosa del suo volto nel più profondo di noi stessi, lì dove solo Lui può arrivare?

Di certo possiamo farlo solo nell’oscuro presentimento di una presenza, ma questo presentimento basta per ravvivare il nostro amore e il desiderio, la speranza di un incontro definitivo e totale. Se così non fosse, la contemplazione sarebbe solo un universo concettuale o immaginario che ci saremmo forgiati; la ricerca della contemplazione, come ogni preghiera sarebbe sprovvista di senso e fondamento. Se l’uomo non ha un fine personale in Dio, al di là della morte, la preghiera non ha senso, non sarebbe altro che un grido nel vuoto, una chiamata senza risposta, una sete di amore disperato che non incontrerebbe altro che l’eco deludente di quello che gli uomini possono offrirci. L’esperienza contemplativa certifica a noi stessi che Dio è vivente, che Dio è Spirito, che Dio ci attira a Lui, che siamo amati personalmente da Lui e che si opera una salvezza personale tra Lui e noi e tramite Lui.

È importante, per ognuno di noi, situare esattamente nella nostra vita il posto che questi lunghi momenti passati a tu per tu con l’Eucarestia devono avere. Essi sono essenziali, lo sentiamo, non solo per il fervore della nostra vita di fede, ma anche per la realizzazione della nostra vocazione nella Chiesa…. La vita cristiana è per ognuno la storia di un mirabile scambio di vita e di amore reciproco, con il quale il Cristo ci salva ci trasforma e ci attira a sé come Dio… Questi scambi di amicizia divina, che costituiscono l’essenziale della nostra vita presente possono stabilirsi con il Signore nei suoi diversi stati. Mi sembra infatti che la nostra vita con Lui non sarebbe completa se non ricercasse Gesù contemporaneamente come fu negli anni della sua vita sulla terra, come è attualmente nella sua Chiesa e nella sua Eucarestia, e infine come lo raggiungeremo un giorno nella gloria.

L’Eucaristia è il Cristo stesso, sacrificato, offerto per la redenzione e consegnato per noi e per tutti gli uomini. Le apparenze sacramentali ci danno realmente il Cristo, non in una condizione qualsiasi, sono infinitamente e sempre vere nel senso che ricoprono realmente tutta la realtà della quale sono segno: il Cristo presente, senza dubbio, ma soprattutto e in primo luogo il Cristo offerto.

Vivere una vita eucaristica, non è solo credere a questo mistero e adorarlo, con le effusioni di una devozione interiore o di un culto pubblico; è l’essere configurati al Cristo a forza di amore, e attirati da una grazia particolare così come ci è presentato nel Sacramento, in questo duplice stato di oblazione a suo Padre, e di offerta agli uomini come alimento.

Non si tratta solo per i Piccoli Fratelli di assicurare un culto esteriore di adorazione del Santo Sacramento, ma molto più profondamente di vivere una vita eucaristica intensa. Le loro vite come fossero consegnate al Sacramento, debbono riprodurne le caratteristiche. Offerta totale del loro essere e della loro vita al Cristo, in unione al divino Sacrificio e per la salvezza delle anime. Questo ministero contemplativo è l’essenziale della loro vita, la loro attività più feconda, e anche la più nascosta… Come l’Eucaristia, che è anche alimento, i Piccoli Fratelli debbono essere offerti ai loro fratelli, a tutti gli uomini in una totale carità, essendo divenuti a causa della loro contemplazione eucaristica qualcosa di “utilmente divorabile”.

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