A Nazareth 1897- 1900

Charles de Foucauld – Dalle “Lettere e meditazioni”.

[Si consiglia di vedere prima le “Generalità” di questa sezione.]

2. A Nazareth (1897-1900): “solo con Dio solo”[1]

Meditazioni

               Nella capanna dell’orto delle Clarisse a Nazareth, che intitola “Eremo della Madonna del Perpetuo Soccorso”, Charles vive da vero eremita, e, fra vari lavoretti e commissioni per le Clarisse, disegni di immagini, soprattutto prega ai piedi dell’Eucarestia e medita a lungo annotando i suoi pensieri: la maggior parte dei suoi “scritti spirituali” risalgono a questo periodo di “nascondimento”, che va dal marzo 1897 all’agosto 1900 (e comprende brevi soggiorni a Gerusalemme). Legge e rilegge la Scrittura, e soprattutto il Vangelo, nel desiderio d’imitare il più possibile Gesù di Nazareth.

               Il 6 giugno 1897, Pentecoste, il giorno in cui, in un’annotazione sul suo pensiero della morte, scrive il testo famoso sulla prospettiva del martirio[2], Charles inizia la meditazione sui Salmi. Rileggendo i Salmi 21 e 83 della Vulgata, approfondisce il significato che dà al termine “abiezione”, riferendolo direttamente a Gesù Salvatore.

 

Sl 1    …A me, nella tua bontà infinita, tu dici – e me lo dici talmente che è la prima parola del libro dei salmi Beatus vir[3] mi dici che sarò felice, felice della vera felicità, felice all’ultimo giorno, mi dici che per quanto sia miserabile, sono una pianta piantata ai bordi delle acque vive, delle acque vive della volontà divina, della parola divina, della parola divina, dell’amore divino, della grazia… e che darò frutto a suo tempo: ti degni di consolarmi: mi sento senza frutto, mi sento senza opere buone, mi dico: sono convertito da undici anni, che cosa ho fatto? Quali erano le opere dei santi e quali sono le mie? Mi vedo le mani vuote di bene: tu ti degni di consolarmi: porterai frutto a suo tempo, mi dici… Qual è questo tempo: il nostro tempo, quello di tutti, è l’ora del giudizio: mi prometti che se persevero nella buona volontà e nella lotta, per quanto mi veda povero, darò frutti all’ultima ora… E aggiungi: sarai un bell’albero dalle foglie eternamente verdi, e tutte le tue opere avranno un esito felice, tutte porteranno frutto per l’eternità. Mio Dio, quanto sei buono, come sei divinamente consolatore, o cuore di Gesù, sei proprio tu che hai dettato queste prime parole così tenere del libro dei salmi! Ci dici lì, come lo dirai in Galilea: “Il mio giogo è dolce e il mio carico leggero” … Grazie, Dio mio, delle tue consolazioni, delle quali i nostri poveri cuori hanno tanto bisogno[4]

 Sl 21 (22) [Dopo aver meditato l’abbandono, il rifiuto da parte di Dio e di tutti di Gesù: “io sono il più disprezzato degli uomini e il più abietto di tutto il popolo” – “abjectio plebis”]

E questo disprezzo e questo rifiuto universali, questo fatto di essere l’ultimo degli uomini, l’essere più abietto del popolo, non è soltanto la sua croce, è tutta la sua vita, Betlemme, i trent’anni di Nazareth, la sua vita pubblica…  Se mai siamo stesi a terra nudi da parte dei nostri nemici, in fin di vita, spogliati, coperti di piaghe, con rivoli di sangue, allora benediciamo Dio e ringraziamolo, perché ci ha fatto la grazia delle grazie, ci ha fatto il favore dei favori, quello di dargli la prova del più grande amore. “Non c’è amore più grande di dare la vita per quelli che si amano”[5]… allora “rallegriamoci e trasaliamo di gioia”[6] perché seguiamo il nostro divin salvatore, partecipiamo alla sua vita e alla sua morte, camminiamo con lui la mano nella mano fino al Calvario, fino alla morte[7]

 

Sl 83 (84)  [Al v. 11: “Stare sulla soglia della casa del mio Dio”]

Oh, Dio mio, fammi capire quella santa abiezione che fu tanto la tua parte sulla terra, tanto la tua parte in questa Nazareth …, dove la tua misericordia mi ha fatto l’incomparabile grazia di condurmi… Fammela comprendere, conoscere, amare, praticare, coltivare, quella santa e benedetta abiezione, sorella dell’umiltà, figlia del disprezzo di sé e del disprezzo del mondo, condizione indispensabile e parte considerevole della tua imitazione…O santa e benedetta abiezione, madre, figlia e sorella di tutte le virtù e soprattutto dell’amore per Gesù, dell’amore per il prossimo, della vera umiltà e della preghiera, …, sì, ti ho eletta[8], sì, ti ho scelta…, ma quanto ti pratico male, quanto ti abbraccio male. Oh, mio Dio, mi hai fatto la grazia di essere abietto con te nella tua casa, ma fammi la grazia di conoscere veramente quell’abiezione che fu la tua quaggiù, di amarla come devo e di praticarla come vuoi che faccia, a tua imitazione, o Gesù. Amen.

Abiezione nei pensieri, nelle parole, nelle azioni, … in tutto ciò che è esteriore. Ma abiezione nella casa del Signore, per lui, come lui, con l’anima che passa ai suoi piedi la maggior parte possibile del tempo, e sempre con l’anima, con il cuore e con la mente pieni di lui[9].

[Lo stesso giorno di Pentecoste 1897, inizia le Meditazioni sui santi Evangeli relativi a quindici virtù.]

Lc 12, 49    “Sono venuto a portare il fuoco sulla terra…” [10] –     …È una legge dell’amore: guarda senza sosta quello che ama, non ne distoglie il suo pensiero, fa tutto in vista di lui, cerca in tutto il bene dell’essere amato… Mio Dio, tu che, nella tua bontà infinita, non contento di avermi fatto tanto bene, nel corso della tua vita mortale, di aver portato la croce ed essere stato crocifisso per me, di aver tanto pregato, lavorato, sofferto per me a Nazareth, mi colmi di tanti beni durane la mia vita, tu che mi fai questa sera stessa questa sì dolce grazia di essere ai tuoi piedi, di intrattenermi con te, ai tuoi piedi in un sì dolce a tu per tu, tu che se qui con me, mio Dio, tu appoggiato a cui sono, tu a cui parlo, mio Dio, accendi in me questo fuoco, questo fuoco del tuo amore, che non respira che te, che non respira che per te, che non pensa che a te, che non agisce che in vista di te, che tutti gli istanti ti ha dinanzi agli occhi e cerca di fare ciò che ti glorifica di più, il più perfetto, la tua volontà, ciò che ti piace di più, ciò che ti consola di più; e ciò in vista di te solo, per te e non per sé, per la tua gloria, per la tua consolazione e non per il suo bene, per te solo, mio Dio, per questo amore disinteressato che dimentica se stesso e non cerca in tutto se non il bene di chi ama[11].

Mt 14, 31   “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”  – …Quante volte mi sono detto: non posso, dinanzi a una cosa buona, una cosa voluta da te, poiché avevo il permesso di farla[12] e poiché mi sembrava buona… Perdono, mio Dio, di tutte queste mancanze di fede! Fammi la grazia di avere una fede perfetta in avvenire, di veder bene in ogni cosa, se lo vuoi da me, e non appena sappia, sappia che mi hai detto: “Vieni”, di gettarmi nell’acqua come il mio caro San Pietro e di camminare sulle acque sino alla fine, con quella fede assoluta che con il tuo “Vieni” mi hai dato, tu che mi hai dato tutto ciò che mi occorre per venire a te, seguirti, accompagnarti, fare insomma tutto ciò che mi chiedi[13].

Mt 24, 25    “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” – … Tutta la Scrittura racchiude tesori infiniti… Bisogna amarla, adorarla, prediligerla tutta per intero, leggerla e rileggerla con grande cura, grande zelo, grande amore, leggerla per venerarla perché è parola di Dio, leggerla per conformarvisi poiché non possiamo farne la nostra regola se non la conosciamo bene, leggerla per imitazione di Gesù che certamente la leggeva e che soprattutto la conosceva, che la cita così spesso e che dice così spesso: “Bisogna che ciò avvenga per il compimento delle Scritture”[14]

Mt 25, 40   “Tutto ciò che avete fatto a uno di questi piccoli…”[15] – Abbiamo fede in questa parola e la nostra vita si trasformerà… Non c’è forse parola del Vangelo capace di mutare tutta l’esistenza come questa. Essa ci fa vedere tutto sotto una nuova luce e che luce! Gli uomini non sono solo fratelli, sono Gesù stesso. …Quale trasformazione nella vita! Questa sola parola basta a stabilirci, se la riceviamo con fede, in una carità bruciante e in una povertà assoluta… Mio Dio, tu lo sai, è con questa parola che mi hai fatto già molto bene, fammela ricevere con una fede sempre più viva e fa’ che essa trasformi interamente la mia vita, la mia anima, il mio cuore, la mia vita interiore, la mia vita esteriore e che mi renda come mi vuoi. Amen[16

Gv 19, 30   “E avendo chinato il capo, rese lo spirito”Mio Signore Gesù, sei morto e morto per noi! … Se avessimo veramente fede in questo, come desidereremmo morire e morire martiri, come desidereremmo morire nelle sofferenze invece di temerle, come niente al mondo ci spaventerebbe, poiché il peggio che possono al più farci gli uomini è di farci perire in grandi tormenti e una tale morte, ricevuta in conformità alla tua volontà e al tuo amore, è una grazia perfetta, un sacrificio perfetto, un’imitazione tre volte benedetta da te, mio divino Gesù… Quale che sia il motivo per cui ci uccidono, se noi, nell’anima, riceviamo la morte ingiusta e crudele come un dono benedetto della tua mano, se noi te ne ringraziamo come di una dolce grazia, come di una beata imitazione della tua fine, se noi te la offriamo come un sacrificio offerto con grande buona volontà, se noi non resistiamo per obbedire alla tua parola: “Non resistete al male”[17] e al tuo esempio : “S’è lasciato non soltanto tosare ma sgozzare, senza lamentarsi”[18], allora, quale che sia il motivo che hanno di ucciderci, morremo nel puro amore e la nostra morte ti sarà un sacrificio di molto gradevole odore; e se non è un martirio nel senso stretto della parola, e agli occhi degli uomini, lo sarà ai tuoi occhi e sarà una perfettissima immagine della tua morte e una fine piena d’amore che ci condurrà dritti in cielo… Poiché, se non abbiamo in questo caso offerto il nostro sangue per la nostra fede, l’avremmo con tutto il cuore offerto e sparso per amore di te… Fammi, divino Bambin Gesù, ai piedi di cui mi inginocchio[19], dinanzi alla tua piccola mangiatoia, la grazia infinita, se tuttavia è la tua volontà, di darmi la morte del martire, e presto, e nell’attesa fammela ardentemente desiderare, in te, con te e per te[20]

Mc 1, 14  “Gesù venne in Galilea, predicando il Vangelo” – …Predichiamo dunque il Vangelo, sia soltanto in silenzio, sia anche con le nostre parole: la predicazione silenziosa, tutti la devono a tutti; la predicazione con la parola e le opere particolari, gli uni la devono di più, gli altri la devono di meno, molto pochi non la devono affatto, secondo la vocazione di ciascuno… Tutti, nella misura e nel modo che Dio ci prescrive, tutti in ogni caso con la santità della vita e la pratica delle virtù evangeliche, predichiamo dunque il Vangelo, gridiamo dai tetti Gesù e il Vangelo[21].

Mc 6, 6  “Percorreva i villaggi circostanti, insegnando” – …Dal momento che Dio ci dice: “Lascia le tue reti e diventa pescatore di uomini… Seguimi nella mia vita pubblica” …, seguiamo senza un secondo di ritardo. Ma non intraprendiamo mai, mai questa vita da noi stessi: sta a lui guidarci in tutto. Se ci vogliono spingere a uscire dall’oscurità di Nazareth[22], prima del suo appello, rispondiamo a suo esempio: “La mia ora non è venuta”[23]… Ma non appena ci chiama, corriamo, lasciamo tutto come San Pietro, senza considerare (a meno che non sia per umiliarci ed essere prudenti e umili) la nostra insufficienza, pieni di fede nella voce onnipotente che ci chiama dicendo: “Posso tutto in colui che mi fortifica”[24].

Lc 6, 29  “Se qualcuno prende il tuo mantello, non impedirgli di prendere anche il tuo vestito” –  …Lasciarci spogliare da ogni uomo che vuole spogliarci con la forza: è nostro fratello, nostro fratello ingiusto, ma nostro fratello diletto, con cui bisogna restare in pace cedendogli, che bisogna ricondurre a Dio mostrandogli la nostra mansuetudine, che bisogna far arrossire per la sua cupidigia e la sua violenza mostrandogli il nostro distacco e la nostra mitezza…, a cui bisogna predicare Gesù, mostrandogli in noi, nella nostra condotta, l’immagine e la dottrina del benamato Salvatore, che si è lasciato spogliare e sgozzare senza resistenza, lui che meritava tutto il rispetto e a cui tutto era dovuto!… Imitiamo il nostro divino modello, lasciamoci spogliare di tutto “senza resistere al male”[25], a suo esempio, piuttosto che contestare, difenderci, cercare di conservare il nostro bene[26].

Mt 25, 31-46   …E avendo così trasformato il mondo non vedendolo più con gli occhi della carne, ma con gli occhi della fede, non vedendovi più degli uomini ma dei Gesù, di cui tu sei uno… agisci in tutto come avrei agito io, come agirei, come ho agito scrutando nel Vangelo la mia maniera di fare e le mie parole; imitami in tutto nella tua condotta con gli uomini. Poiché ti ho fatto Gesù[27], sii Gesù, parla, agisci da[28] Gesù… Imitami in tutto… Che non sia più tu che vivi, ma io che vivo in te… Venga il mio regno in te… …Svuotati di te e lasciami agire da solo… Non guardare te in niente, abbi sempre gli occhi fissi su di me; ditti in continuazione: Farebbe così Gesù? E fa’ come farebbe, come ha fatto Gesù: sii Gesù poiché io sono in te… Sii Gesù e tu e tutti gli uomini, siate dei Gesù nel mio Cuore e per il mio Cuore[29].

Mt 26, 26-28   “Questo è il mio corpo…, questo è il mio sangue” – [Sta parlando dello stare ai piedi di Gesù Eucarestia] … I luoghi più santi, le immagini più belle sono cose morte, il mio ritratto e il posto in cui sono passato… non c’è paragone tra loro e me stesso[30]! Perciò non dare un istante a un pellegrinaggio o alla considerazione di un’immagine in quelli che potresti passare ai piedi del Tabernacolo. …Pur utilizzandoli [questi mezzi] bisogna ricordarsi della verità, che queste cose, questi pellegrinaggi, immagini, scuole, libri, non sono altro che mezzi. …In questa semplice adorazione di Gesù, che è tutto intero nel S. Sacramento …consiste la nostra “parte migliore” …Colui che ama non si allontana mai dall’essere amato, quando può stare accanto a lui[31].

Mc 5, 24-34   “Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Or una donna…” – PreghiamoLo senza molte parole, ma con molta fede, umiltà, amore, fiducia filiale. Lo possiamo pregare senza nessuna parola, come ce lo mostra qui lodando la preghiera muta di questa donna; basta uno sguardo, un desiderio, un’elevazione umile e tenera verso di Lui: “Non pregate con molte parole come i pagani”, ha detto, “Non hanno vino”, “Colui che ami è malato”. E qui, un semplice toccare… Ecco le preghiere che piacciono a Colui “che conosce tutto quello di cui abbiamo bisogno prima che lo chiediamo”. Il nostro bisogno chiede da sé stesso a Colui che vede tutto; accompagniamo questa domanda naturale con uno sguardo silenzioso verso Dio, con uno slancio muto di fiducia, d’abbandono, d’amore, con un grido: “sia fatta la tua volontà” e siamo sicuri che saremo esauditi e che riceveremo per noi, per gli altri, per tutti gli uomini, quanto è più desiderabile, le grazie migliori del Padre delle Misericordie. Oh! Sì, mio Dio, sia fatta la tua volontà in me e in tutti gli uomini… Non chiedo niente di più, ma questo lo chiedo con tutta l’anima, in Te, per mezzo di Te e per Te. Amen, amen, amen[32].

Mc 6, 1-6    “…E i discepoli lo seguirono” – L’amore esige l’imitazione; amiamo ed imitiamo: “Il servo non è più grande del padrone”[33]. Siamo piccoli come Gesù… Gesù ci dice di seguirlo, seguiamoLo, condividiamo la sua vita, i suoi lavori, le sue occupazioni, i suoi abbassamenti, la sua povertà, la sua abiezione… …Seguiamo, imitiamo, siamoGli come dei fratelli minori[34], vivendo in tutto come Lui: “Io sono la via, la verità e la vita”[35]. Viviamo questa vita, viviamo la vita di Gesù, facciamo le sue opere che sono verità. …Siamo le immagini fedeli di Gesù. …Siamo sempre, sempre, i fratelli minori, i veri fratelli di Gesù, entrando completamente nella sua vita, praticandola in tutto, standogli indissolubilmente attaccati![36]

Mc 14, 39   “Allontanatosi di nuovo, pregava…” – …Tu ci insegni a pregare, mio Dio… e senza discorsi studiati, senza frasi, senza ricercatezze: un semplice grido del cuore, una sola parola che ripetiamo continuamente terminandola sempre con queste parole: “tuttavia non la mia volontà, ma la tua”… ci sono due modi di pregare: lasciar4e gridare il cuore, lasciarlo chiedere a Dio con una semplicità di bimbo ciò che desidera …; traiamo in tutta semplicità questo grido verso il Padre celeste et lo facciamo seguire sempre da queste parole: “Tuttavia non la mia volontà, ma la tua”… L’altro modo di pregare è di dire semplicemente le parole della fine, ossia: “Mio Dio, sia fatta la tua volontà in questo, qualunque essa sia!”… queste due preghiere sono perfette, divine; Gesù ci dà l’esempio della prima sulla riva del Cedron (Gv 17) e al Getsemani; ci dà l’esempio della seconda nel “Pater” … L’una e l’altra sono ugualmente perfette, divine. Non attacchiamoci dunque particolarmente all’una o all’altra di queste due forme… Serviamoci ora dell’una, ora dell’altra, secondo come ce l’ispirerà lo Spirito Santo; lasciamoci guidare in questo dallo Spirito Santo[37]

Lc 10, 3   “Ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi” – Come sei buono, mio Dio, di darci la Tua stessa missione! … Chi è stato più di Te agnello, Te, “simile ad un agnello condotto al macello”[38], Te, “l’Agnello pasquale”, Te, agnello per la Tua “mitezza” infinita… Chi più di Te è stato agnello in mezzo ai lupi… …Rallegriamoci ogni volta che siamo in mezzo ai lupi, in mezzo ai persecutori, ai detrattori, agli schernitori, ai violenti, ai briganti, ai ladri, agli assassini, ai malevoli, ai nemici di ogni specie, a tutti quelli che minacciano il nostro riposo, la nostra pace, la nostra reputazione, la nostra persona, i nostri beni, la nostra vita,  rallegriamoci, perché allora assomigliamo a Nostro Signore Gesù, siamo come Lui, in mezzo ai lupi.

E comportiamoci sempre da agnelli, ad esempio, ad imitazione, a somiglianza di Gesù, come Lui lasciamoci, “non soltanto tosare, ma sgozzare senza lamentarci”, non solo senza resistenza, ma senza lamenti. “Non resistiamo al male”[39]…. “A chi ti dà uno schiaffo, porgi l’altra guancia” … “Se ti prendono la tunica, dà il tuo mantello”[40]… Non difendiamo né il nostro bene, né la nostra vita sull’esempio di Nostro Signore Gesù[41]… …Quale pretesto ci rimane dunque per non lasciarci prendere tutto e mettere a morte senza resistere e senza lamentarsi, come Gesù, per non essere sempre e in tutto agnelli inoffensivi, senza difesa e muti, come Gesù?[42]

Lc 12, 22-30   “Non preoccupatevi…” – …Nostro Signore non dice che non bisogna lavorare per guadagnarsi la vita, al contrario: un passo della sacra Scrittura spiega l’altro. Gli esempi di nostro Signore Gesù spiegano le sue parole: ha lavorato 30 anni per guadagnarsi il pane, e non ha smesso di lavorare con le mani per vivere quando i lavori della predicazione gli hanno preso tutto il tempo. San Paolo scrive: “Chi non lavora non mangi”[43], e lui, che lo Spirito Santo proclama un vero “imitatore” di Cristo, lavora con le mani per vivere, fino alla fine della sua vita. Dunque, non solo Dio non proibisce di lavorare per vivere, ma lo raccomanda e con le sue parole e con gli esempi… quello che proibisce in tanti altri posti, è di preoccuparsi, d’inquietarsi, di stare in affanno non soltanto riguardo al superfluo, ma riguardo al necessario, all’indispensabile[44]

Lc 14, 12-14   “Quando prepari un banchetto…”  – …Tutti gli uomini sono membra di Gesù, membra del suo corpo … …Tutti, tutti, dobbiamo loro lo stesso immenso amore, ricchi, poveri, buoni, cattivi, felici, infelici, poiché tutti sono membra di Gesù, sono qualcosa di Gesù. Ma se Gesù venisse da noi con una parte delle sue membra ferite, sofferenti, insanguinate, inferme, oh! senza dubbio, prima di profumargli i capelli…, cureremmo le sue membra doloranti, sanguinanti. Ungere d’acqua di rose le sue membra sane e lasciare le parti del suo corpo ferite, sanguinanti, senza occuparcene, oppure non volercene occupare se non dopo aver ben profumato le altre, non sarebbe amore, ma follia[45]

Lc 15, 1-7    “Va a cercare quella smarrita…” – …e dopo averla trovata, la prende sulle spalle. Non le salta solo al collo, non le va solo incontro, come il padre del figlio prodigo, no, va a cercarla, la cerca finché non l’abbia trovata, e allora la carica sulle spalle. Come sei divinamente buono, o buon pastore! E allora, è giusto che questa povera pecorella, così felicemente salvata dopo essere stata così perduta, si rallegri, ma no, non si dice che è lei che si rallegra, è questo buono, questo divinamente buon pastore, che si rallegra d’aver trovato questa povera pecora così colpevole e insudiciata… È la mia storia, mio Dio, è così che mi hai cercato, trovato, riportato, colpevole e insudiciato, all’ovile e messo proprio accanto a te, non nell’ovile ordinario, ma proprio nella tua stanza, “in abscondito facies tuae[46]… come sei buono, mio Dio![47]

Lc15, 11-32   “Accorrendo, gli gettò le braccia al collo e lo baciò… Portare la sua tunica di prima e calzari e ammazzare il vitello grasso” – Mio Dio, come sei buono! È quello che hai fatto per me! Sì, da giovane, sono andato lontano da te, dalla tua casa…, in un paese lontano, il paese delle cose profane, delle creature, dell’incredulità, dell’indifferenza, delle passioni terrestri… Oh! com’è dolorosamente lontano da Te quel paese lì! Vi sono rimasto molto tempo, tredici anni, dissipando la mia giovinezza nel peccato e nella follia. La tua prima grazia (non la prima della mia vita, perché sono innumerevoli a tutte le ore della mia esistenza, ma quella in cui vedo come la prima alba della mia conversione), è di avermi fatto provare la fame, fame materiale e spirituale; hai avuto la bontà infinita di mettermi in difficoltà materiali che mi hanno fatto soffrire e mi hanno fatto trovare delle spine in quella vita folle[48]; mi hai fatto provare la fame spirituale, facendomi provare desideri intimi di una condizione morale migliore, gusti di virtù, bisogni di bene morale;… e poi, quando sono ritornato verso di Te, ben timidamente, a tentoni, facendoti questa strana preghiera: “Se esisti, fa’ che ti conosca”, o Dio di bontà che non avevi smesso di agire dalla mia nascita in me e attorno a me per far arrivare questo momento, con quale tenerezza “accorrendo subito, mi gettasti le braccia al collo, mi abbracciasti”, con quale premura mi rendesti la tunica dell’innocenza… e a che divino banchetto, ben diverso da quello del padre del figlio prodigo! Ma come sei mille volte più tenero di lui! Come hai fatto mille volte di più per me che lui per suo figlio! Come sei buono, mio Signore e mio Dio! Grazie, grazie, grazie, grazie senza fine! …  Quali sono i miei doveri verso questo Padre amatissimo? Anzitutto di amarLo, poi di amarLo, e infine ancora di amarLo, perché amare contiene tutto[49]

Lc 23, 46   “Spirò…” – Pensa in me, Signore, e che non pensi io… Parla e non sia io che parlo, ma Dio! Qualsiasi parola spira! Come parlare? Non posso che adorare, prostrarmi davanti alla tua croce, davanti al tuo corpo che diventa freddo, tacere muto ai tuoi piedi, annientato, la fronte a terra, battendomi il petto come gli Ebrei, e piangendo con Maddalena, cercando di unirmi a tua Madre nella conformità alla volontà di Dio e al sacrificio che, nel suo dolore e nel suo amore, offre a tuo Padre e a te stesso, o Gesù, o vero Dio! Mio Dio, tu mi hai amato fino a questo punto, fino alla morte! … Ringraziati in me, quanto a me non posso ringraziarti; tutto quello che posso è donarmi a te pienamente e senza misura, supplicandoti di ringraziarti in me… [Seguono accenti simili alla “preghiera d’abbandono”] … Sono tuo, continua in me la tua vita… “Non sia più io che vivo, ma tu che vivi in me, o Gesù”[50]

Gv 21, 18-25  “Seguimi… Tu, seguimi” – Come sei buono, mio Dio, com’è tenera, dolce, salutare, amorosa quest’ultima parola dell’ultimo Vangelo! “Seguimi”, ossia: “Imitami”! …

Imitiamo, imitiamo Gesù! … L’imitazione è figlia, sorella, madre dell’amore: imitiamo Gesù per amarlo di più! Imitiamo Gesù perché ce lo comanda e perché obbedire è amare… La prima parola di Gesù ai suoi apostoli è: “Venite e vedete”[51], cioè “Seguite e guardate”, cioè “Imitate e contemplate” … L’ultima parola è; Seguimi”, cioè. “Imitami”[52]

[Dal 31 ottobre 1897 al 31 ottobre 1898, per seguire più da vicino la liturgia della Chiesa, Charles redige la sera (qualche volta al mattino) delle riflessioni sulla memoria o la festa del giorno, seguendo il calendario liturgico della diocesi di Roma di quel tempo.]

18 novembre – Dedicazione delle basiliche di San Pietro e Paolo…

…La prima messa che ho sentito a Roma, è a San Pietro che l’ho sentita, è là che ho ricevuto la prima volta, a Roma, la santa comunione; vi sono ritornato più d’una volta e con quale felicità! Con quale felicità, grande e amatissimo san Pietro tu che ho preso da tanto tempo per uno dei miei protettori particolari, mi sono inginocchiato alla tua tomba! Ti ho chiesto assai sovente, da anni, tu lo sai, di insegnarmi ad amare Nostro Signore, e a gettarmi nell’acqua come te per andare da Lui appena mi chiama; appena me lo permette… Tu mi hai ben protetto, ben benedetto, ben aiutato. Grazie, grazie, grazie! Continua, o padre mio san Pietro, a custodirmi sotto la tua ala, a farmi amare Nostro Signore, e a farmi gettare nell’acqua per andare da Lui e seguirlo, appena sento la sua voce e che me lo permette. Più che mai e con più amore che mai mi metto sotto la tua guardia, padre mio San Pietro.

E te San Paolo, più che mai mi metto anche sotto la tua protezione, tu che amo da tanto tempo e che, da questo ritiro52 che ho fatto, qualche giorno fa, mi sei stato dato da Dio come secondo padre, modello, guida nell’amore del prossimo, tu di cui, per una grazia speciale, ho potuto così spesso visitare la basilica, venerare le reliquie, baciare il luogo del martirio, prega per me, proteggimi, tienimi per mano! Conducimi per mano nella via come un padre conduce il suo figlioletto piccolo, insegnami ad amare appassionatamente il prossimo in vista di Dio, ad essere tenero verso tutti gli uomini, a compiere i miei doveri verso di loro, e infine, se è volontà di Dio, a dare, benché indegno, con la sua grazia e con la tua guida, il mio sangue per Lui, l’Amatissimo del mio cuore.  Amen, amen, amen[53].

[La seguente meditazione sulla Visitazione è una sintesi lucida e approfondita della sua vocazione e di quella dei fratelli e sorelle futuri.]

2 luglio – Visitazione della Santa Vergine a Santa Elisabetta

…Oh! madre mia, è una delle tue feste e insieme una delle feste di Gesù oggi: come la purificazione che è soprattutto la presentazione di Gesù, la Visitazione è una delle tue dolcissime feste, ma è più ancora la festa di Nostro Signore, perché è Lui che agisce in te e per te. La Visitazione è “la carità di Cristo che ti spinge”[54], è Gesù che, appena è entrato in te, ha sete di fare santi e beati altri… Con l’Annunciazione, Egli si è manifestato e donato a te, ti ha santificata meravigliosamente; ciò non basta: nel suo amore per gli uomini, si vuole subito manifestare e donare attraverso di te ad altri; e Egli si fa portare attraverso di te da San Giovanni! … Questa festa è particolarmente la mia festa, o madre mia, o Gesù, e la festa delle Clarisse di Terrasanta, di tutte le comunità contemplative e silenziose stabilite in paese di missione… Ciò che va a fare la Santa Vergine nella Visitazione, non è una visita alla sua cugina per consolarsi e edificarsi reciprocamente con il racconto delle meraviglie di Dio in loro; tanto meno è una visita di carità materiale per aiutare sua cugina negli ultimi mesi di gravidanza e nel parto; …è molto più di questo: parte per santificare San Giovanni, non con le parole, ma portando in silenzio Gesù presso di lui, dentro la sua dimora… Così fanno i religiosi e religiose votati alla contemplazione in paese di missione: ci vanno per evangelizzare e santificare i popoli infedeli, senza parole, portando Gesù in mezzo a loro in silenzio; portandolo tramite loro nella santa Eucarestia, portandolo nella sua vita, la vita evangelica di cui danno l’esempio e di cui sono le immagini viventi…

O madre mia, fa’ che siamo fedeli alla nostra missione, alla nostra missione così bella… Fa’ che siamo fedeli a questa missione divina! A Madre carissima, è la tua missione propria, la prima che ti ha affidato Gesù, che ti sei degnata di condividere con noi, chiamandoci a questa vita! Grazie, grazie, grazie! Faccela adempiere bene. Soccorrici senza sosta, donaci il tuo soccorso onnipotente e la grazia di chiedertelo continuamente, o Madre del Perpetuo Soccorso, affinché facciamo in mezzo a questi poveri infedeli quello che fai nella casa di Zaccaria, che glorifichiamo Dio e santifichiamo le anime in Gesù, con Lui e per Lui!  Amen![55]

[La meditazione su Sant’Agostino, del 1898, mostra l’inquietudine, il momento critico che Charles sta passando rispetto alla scelta di restare “nascosto” a Nazareth. Mostra anche il posto che ha già per lui il santo Africano.]

 28 agosto – 13a domenica dopo Pentecoste… – Sant’Agostino, vescovo d’Ippona e dottore, fondatore degli Eremiti agostiniani e dei canonici regolari, iniziatore della vita monastica in Africa († 430).

Mio Dio, ti adoro al fondo dell’anima mia… Santa Vergine, San Giuseppe, Santa Maddalena, san Giovanni, mio buon angelo, sant’Agostino, aiutatemi ad adorare Nostro Signore nella mia anima dove si degna di risiedere, dove come Dio è sempre essenzialmente presente… Sei tu, Sant’Agostino, che con Santa Teresa e San Giovanni della Croce, appoggiati tutti e due sulle tue parole, mi hai impegnato così forte a cercare Dio in me, per adorarlo, piuttosto che in ogni altro luogo, a cercarLo in me attualmente presente, piuttosto che a cercarLo in tutt’altro tempo: finora lo cercavo nei luoghi santificati nella sua vita mortale e nel tempo benedetto in cui visse tra gli uomini;  sapevo che in ogni momento della sua vita mortale, come Dio, vedeva tutti i momenti della mia esistenza: ad ogni istante della sua vita Nostro Signore Gesù mi vedeva, mi amava, sentiva tutte le preghiere che Gli rivolgevo, compiacendosi del mio amore, a tutte le mie preghiere, a tutti gli slanci del mio cuore verso di Lui: a tutti gli istanti della sua vita il nostro amatissimo Gesù mi vedeva mentre cerco di tenerGli compagnia, mentre cerco di amarLo, di adorarLo, di glorificarLo; tu mi hai spinto, Sant’Agostino, a non accontentarmi più di questo solo metodo, e a cercare spesso Dio anche semplicemente in fondo all’anima dove Egli è sempre. Effettivamente, è certo che tu sei in me, o Dio mio, che la tua volontà è di regnarvi, di dirigervi i miei atti, di governare tutto in me, di vivere in me in tal modo che “non sia più io che vivo, ma Gesù che vive in me”[56]… È semplice, è vero, è certo: il regno di Dio è dentro di me… Sant’Agostino, insegnami dunque ad amare, a adorare, a “far regnare” in me questo Dio benedetto che vi ha fatto la sua dimora, insegnami a lasciarLo agire, vivere in me, in modo che Gesù nella mia anima e nel mio corpo che sono suoi, continui, ricominci la sua vita. Insegnami, Sant’Agostino, a amare, rispettare, onorare, adorare, lasciare agire Dio in me durante tutti gli istanti della mia vita mortale, e poi con te durante l’eternità. Per la più grande gloria di questo Dio benedetto.  Amen.

Da uno o due giorni sono nell’indecisione, anzi nell’inquietudine, per sapere come organizzare le ore di certe preghiere e ti ho chiesto d’ispirarmi, o grande santo, di essermi direttore in tutto questo, poiché il mio direttore mortale è così lontano e non lo posso consultare come vorrei. Mi sembra che non hai cessato di rispondermi: Ama et fac quod vis. Cioè, purché io ami, tutto quello è indifferente e che non bisogna attribuirgli importanza. Devo mettere la mia cura, il mio studio, il mio lavoro ad amare il più possibile nell’interiorità della mia anima il Dio che vi abita e non a regolare in tale o talaltro modo queste cose esteriori e a cambiarle perpetuamente: se sono organizzate in maniera da favorire in me l’amore di Dio, basta, non cambiamoci niente, non occupiamocene… Mi sembra che così tu mi abbia lasciato comprendere che ciò che mi gettava in una specie d’inquietudine e di distrazione, era cattivo, e che questi pensieri non erano probabilmente che un inganno del diavolo per disturbarmi e impedirmi di occuparmi tranquillamente d’amare, d’amare Dio nel santuario della mia anima… [Riflette poi sulla regola di Benedetto, praticata minuziosamente  nei monasteri numerosi ma non nel deserto, sull’esempio di Agostino e Benedetto sempre attirati dalla solitudine, cercando da loro conferma per la sua “vita nascosta”. Si rivolge quindi a Gesù…] …Quello che ti è bastato trent’anni, che è bastato sempre ai tuoi santi genitori non mi basterebbe? Cosa sono dunque? Il più orgoglioso degli uomini? Forse… così sembra. Non ho che da buttarmi a corpo morto in questa vita benedetta con una gratitudine infinita, una riconoscenza intenerita dal fatto che ti sei degnato di donarmela, a me così miserabile e che me ne mostro così indegno apprezzandola troppo poco, e a fare tutti i miei sforzi per condurla nella maniera più perfetta e esservi quello che devo essere, ossia una fedele immagine di te nella tua vita nascosta, o Gesù! E se per assurdo, cosa poco probabile, e che non devo mai desiderare, e a cui non devo mai pensare, mai fermare la mia idea, vuoi fare un giorno un’altra cosa di me, sarai ben tirarmi fuori da questo posto dove la tua mano mi ha messo, come tu hai tirato fuori Paolo di Tarso con la mano di Barnaba[57]; ma non devo mai pensare a questo, ma vivere nella vita nascosta, come dovendola condurre sempre, all’esempio di Maria e di Giuseppe, miei genitori e miei patroni. Così fai tu, o grande e caro santo Agostino, non è che con la forza e nonostante le tue lacrime che ti hanno potuto strappare dalla vita nascosta di Gesù, eppure tu l’hai ricevuta con meno grazie, accompagnata da circostanze meno particolarmente preziose di quanto l’abbia fatto per me l’incomprensibile bontà di Dio! … Sant’Agostino, soccorrimi, sii mio direttore ogni volta che l’assenza m’impedisce di consultare il mio caro padre spirituale. Sii come lui l’interprete, il messaggero di Dio nei miei confronti… Aiutami, come lui, a fare in tutto la sua volontà, a servirLo e ad amarLo quanto mi sia possibile, in Lui, con Lui, per Lui.  Amen.

Prega, a mia domanda, per tutti gli uomini affinché tutti glorifichino, amino il loro Padre celeste; prega in particolare per la Chiesa d’Ippona e per tutta la Chiesa d’Africa! Aiutami, sostienimi nella mia vocazione; soccorrimi affinché sia riconoscente e fedele. Prega per il mio direttore, per questa parrocchia di Sant’Agostino, alla quale egli appartiene, alla quale ho appartenuto e dove ho trovato la conversione e ricevuto così spesso Nostro Signore e ottenuto tanti benefici. Rendimi umile, in stato di pentimento, di penitenza, fammi amare la Chiesa, sposa di Cristo, stabiliscimi nella solitudine e nella vita nascosta, nella vita interiore; dirigimi secondo il Cuore di Gesù, con Lui e per Lui, fammi adorare e amare Dio continuamente nel fondo della mia anima e glorificarlo più che posso, in tutti i miei istanti.  Amen[58].

[Il 31 ottobre 1898 Charles termina le meditazioni giornaliere sulle feste dell’anno e le conclude così, rivolgendosi al Signore Gesù:]

…Tutto in vista di te, tutto in vista di te, tutto in vista di te solo! … Io mi dono, mi consegno, mi abbandono a te come la sposa allo Sposo… Fa’ di me quello che ti glorifica di più… Glorificati il più possibile in me; rimetto la mia anima nelle tue mani…, glorificati il più possibile in tutti gli uomini, in vista di Te solo, in vista di Te solo!  Amen, amen[59].

[1] Espressione usata più volte in questo periodo.

[2] “Pensa che devi morire martire, spogliato di tutto, steso a terra, nudo, irriconoscibile, coperto di sangue e di ferite, violentemente e dolorosamente uccisi… e desidera che questo sia oggi” (VN, p. 35).

[3] Beato l’uomo.

[4] Come nelle Beatitudini! Cf. Mt 5, 12; Mt 11, 30. Cf. CPRD, p. 108-109

[5] Gv 15, 13

[6] Sl 118 (117), 24.

[7] CPRD, p. 175-77.

[8] Per l’espressione “Elegi abjectus esse”, v. nota alla lett. del 20 settembre 1889 a Marie de Bondy.

[9] CPRD, p. 239-40.

[10] È uno dei versetti più citati negli scritti di fr. Charles, che fece suoi in particolare al momento dell’ordinazione.

[11] DS, p. 72-73.

[12] Si riferisce al direttore spirituale, don Henri Huvelin.

[13] DS, p. 92.

[14] Mt. 26, 56. DS, p. 99-100.

[15] Ricorderà fino agli ultimi anni di vita la trasformazione operata nella sua esistenza da questa parola. Cf. lettera del 1° agosto 1916 a Louis Massignon.

[16] DS, p. 101-103.

[17] Mt 5, 39

[18] Is 53, 7.

[19] Sta scrivendo, evidentemente, nel tempo di Natale.

[20] DS, p. 183-85.

[21] DS, p. 341.

[22] Forse allude alla badessa delle Clarisse di Gerusalemme, che lo spingeva già a farsi prete e ad intraprendere le fondazioni desiderate, cercando dei discepoli.

[23] Gv 2, 4.

[24] Fil 4, 13. DS, p. 355.

[25] Mt 5, 39.

[26] DS, p. 417.

[27] Scrive letteralmente: un Jésus.

[28] Scrive letteralmente: en Jésus.

[29] Cf. BDD, p. 33-34, meditazioni scritte tra il 1898 e il 1899.

[30] Eppure, sappiamo quanto l’avesse sconvolto e quanta influenza avesse avuto nella sua vita “il passare sui passi di Gesù” nel primo pellegrinaggio fatto in Terrasanta dal novembre 1888 al febbraio 1889. Cf. lettera al p. Jérôme del 21.12.1896 (CCDP, 147-48) e lettera alla cugina Marie de Bondy del 5.07.1901 (LMB, 73-74).

[31] BDD, p. 39-40.

[32] BDD, p. 122-23.

[33] Mt 10,24.

[34] Questo è il significato proprio di “petits frères”: fratelli minori o fratellini. Qui ne parla in senso spirituale, senza alludere direttamente alla congregazione che aveva in progetto. La traduzione letterale “piccoli fratelli” non esprime l’espressione francese in tutti i suoi significati.

[35] Gv 14, 6.

[36] BDD p. 126-27.

[37] BDD, p. 187-88.

[38] Is 53,7; cit. da Atti 8,26.

[39] Mt 5,38.

[40] Mt 5,40.

[41] Prosegue raccontando in dettaglio gli “esempi” di Gesù.

[42] BDD, p. 318-19.

[43] 2Tess 3,10.

[44] IBA, p. 53.

[45] IBA, p. 68.

[46] Nel segreto del tuo volto.

[47] IBA, p. 75.

[48] In seguito alla vita sregolata, agli enormi sperperi, tra i quali un prestito di centomila franchi all’amico Antoine de Vallombrosa de Morès, la famiglia gli aveva imposto, dopo le dimissioni dall’esercito nel 1882, la tutela giudiziaria.

[49] IBA, p. 78-79.

[50] IBA, p. 139-40.

[51] Gv 1,39.

[52] IBA, p. 288. Il “ritiro di Nazareth”, dal 5 al 15 novembre 1897, di cui saranno ripresi più avanti alcuni brani di appunti.

[53] CFA, p. 37-38.

[54] Cf. 2 Cor 5, 14.

[55] CFA, p. 471-72.

[56] Cf. Gal 2, 20. In realtà, qualche giorno prima, il 21 agosto, Charles confessava che una delle cose che gli avevano impedito a lungo di cercare Dio in sé stesso, era la visione delle sue imperfezioni: “… ero spaventato di sentirti così interiore a me, così vicino alle mie miserie, così vicino alle mie imperfezioni innumerevoli… Quando penso che un tempo ha chiesto al mio direttore di fare il voto del più perfetto, e lui me l’ha proibito! Dove avevo lo spirito? Da mattino a sera faccio imperfezioni su imperfezioni…” (CFA, p. 526). Ed ecco l’influenza liberante di Agostino, di cui del resto assume in questo periodo la regola, al posto di quella di san Benedetto.

[57] Cf. Atti 11, 25-26.

[58] CFA, p. 532-536.

[59] CFA, p. 602.

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